ORIGINAL SIN Teatro Giovanni Papini -Pinacoteca
ORIGINAL SIN Teatro Giovanni Papini -Pinacoteca
FULL METAL JACKET (Michelle Manifesto). Collezione privata, Firenze., Firenze.
FULL METAL JACKET (Michelle Manifesto). Collezione privata, Firenze., Firenze.
NATURA MORTA E DIOSPERO. Collezione privata, Firenze.
NATURA MORTA E DIOSPERO. Collezione privata, Firenze.
VANESSA DEL RIO Nut
VANESSA DEL RIO Nut
NUT. 14 febbraio 2011 — San Jacopo Show. Firenze.
NUT. 14 febbraio 2011 — San Jacopo Show. Firenze.


NUT MIU MIU
NUT MIU MIU



Nut MIU MIU
Nut MIU MIU
Nut ROMA
Nut ROMA
Nut FIRENZE
Nut FIRENZE
nut (Firenze, dicembre 2010)
nut (Firenze, dicembre 2010)
STRANGE FRUIT - Mauela Mattioli "Beato Angelico per il Rinascimento"
STRANGE FRUIT - Mauela Mattioli "Beato Angelico per il Rinascimento"
STRANGE FRUIT - Beato Angelico per il Rinascimento
STRANGE FRUIT - Beato Angelico per il Rinascimento
strange fruit . Secondo originale: "Bring Back Our Girls". Dedicated to Michelle and Barack Obama.
strange fruit . Secondo originale: "Bring Back Our Girls". Dedicated to Michelle and Barack Obama.
strange fruit . Secondo originale  "Bring Back Our Girls". Dedicated to Michelle and Barack Obama
strange fruit . Secondo originale "Bring Back Our Girls". Dedicated to Michelle and Barack Obama
strange fruit. San Marco. Chiostro Pico della Mirandola; Manuela Mattioli "Associazione Beato Angelico per il Rinascimento" Firenze, settembre 2010. Libro primo N.1 dedicato a Serena Mollicone. Coll. Umberto Croppi.
strange fruit. San Marco. Chiostro Pico della Mirandola; Manuela Mattioli "Associazione Beato Angelico per il Rinascimento" Firenze, settembre 2010. Libro primo N.1 dedicato a Serena Mollicone. Coll. Umberto Croppi.

Accade che di rado che l'impeto creativo di un artista sia forte al punto da manifestarsi in più forme, ritmi e figure, pur rimanendo sempre all'interno di uno stesso stile.

Il "poliartista" non è soltanto un uomo che assomma in sé diversi talenti e che per questo ama passare da un mezzo espressivo all'altro, ma è soprattutto un individuo che, sentendo profondamente la stanchezza dell'arte "unica", s'incammina verso strade parallele e pratiche artistiche differenti fra loro anche se stilisticamente riconoscibili. Vero funambolo delle arti, Paolo Gennaioli incarna il profilo del pittore-poeta che risolve la dicotomia tra poesia - arte della mediazione - e pittura - arte dell'immediatezza - non mediante una traduzione esatta dell'una nell'altra, ma risvegliando la forza vitale del ritmo che appartiene ad ogni ambito artistico e lo trascende...

 

DANIELA PRONESTI'

(Metropoli Day, 21 settembre 2010)

 

STRANGE FRUIT. Pagina 2.
STRANGE FRUIT. Pagina 2.
STRANGE FRUIT. Pagina 3.
STRANGE FRUIT. Pagina 3.
STRANGE FRUIT. Pagina 4.
STRANGE FRUIT. Pagina 4.
STRANGE FRUIT. Pagina 6.
STRANGE FRUIT. Pagina 6.
STRANGE FRUIT. Pagina 7.
STRANGE FRUIT. Pagina 7.
Strange Fruit
Strange Fruit
Strange Fruit
Strange Fruit
UMBERTO CROPPI. Disegno a penna su carta, 50x37,5.
UMBERTO CROPPI. Disegno a penna su carta, 50x37,5.

Misura dell’esistenza nella pittura di Paolo Gennaioli

 

 

Riconoscere le proprie radici novecentesche, significa per Gennaioli fare riferimento a precisi valori poetici e formali, le cui risonanze sono sempre dirette all’uomo. La sua pittura meditata, il disegno ruvido e inciso, sottolineano il concetto di un perpetuo rapporto che è interferenza, confronto, varietà di accenti, fra uomo e realtà, misura dell’esistenza e dismisura del tempo che così risulta infinito, sciolto da ogni virtuosismo, esuberanza narrativa o da qualsiasi variante di moda. La sua pagina è sempre una sorta di epigrafe del reale, ovvero di ciò che è trascorso, anche se solo da pochi attimi. Le forme sono dunque un ricavo della memoria, personale e storica, o di riflessioni sulla spiritualità dell’uomo e delle cose. Una particolare religio, la sua, che erige altari al quotidiano e rilegge in chiave esistenziale figure e gesta bibliche: i corpi sono rappresentati nella loro fragile impalcatura d’ossa, nella loro contingente persistenza, quasi fossero, loro stessi, carne sacrificale. Restando ancorato alla tradizione figurativa del Novecento, Gennaioli deve trovare di continuo occasioni  per nuove rinascite, anche nei motivi più consueti; deve  scovare le variazioni, le azioni sintetiche che alimentano l’invenzione compositiva. Si avverte, nella sua opera, l’abitudine a farsi bastare l’essenziale, a frequentare poche forme che vengono poi ben disposte e alternate sulla pagina. Anche, e forse maggiormente, nei disegni, l’artista riconduce la figura alle poche linee significative, eppure di forte connotazione. Quanto basta perché l’apparenza si stacchi da una qualificazione purchessia e liberi lo sguardo dalla soggezione del reale.

Gennaioli coniuga la tradizione a un modo tutto contemporaneo di isolare la verità, la parola importante, quasi fosse un’icona di se stessa. E’ una forma di “astrazione” che delimita il territorio eletto dell’immaginazione, una parentesi di contemplazione in questa nostra epoca stordita da sequenze di immagini sguaiate ed eccessive.

 

NICOLA NUTI

Firenze, Agosto 2010                                                                                        

 

 

 

50 PITTORI TOSCANI per 50 CANTANTI TOSCANI. Mostra curata da Fabrizio Borghini, Filippo Lotti e Nicola Nuti
50 PITTORI TOSCANI per 50 CANTANTI TOSCANI. Mostra curata da Fabrizio Borghini, Filippo Lotti e Nicola Nuti
50 PITTORI TOSCANI per 50 CANTANTI TOSCANI. Mostra curata da Fabrizio Borghini, Filippo Lotti e Nicola Nuti
50 PITTORI TOSCANI per 50 CANTANTI TOSCANI. Mostra curata da Fabrizio Borghini, Filippo Lotti e Nicola Nuti
KARIMA. Luglio 2010. Collezione privata, Roma
KARIMA. Luglio 2010. Collezione privata, Roma
Messe degli Artisti. Basilica di San Marco, Firenze. Manuela Mattioli "Associazione Beato Angelico per il Rinascimento".
Messe degli Artisti. Basilica di San Marco, Firenze. Manuela Mattioli "Associazione Beato Angelico per il Rinascimento".
Messe degli Artisti. Basilica di San Marco, Firenze. Manuela Mattioli "Associazione Beato Angelico per il Rinascimento".
Messe degli Artisti. Basilica di San Marco, Firenze. Manuela Mattioli "Associazione Beato Angelico per il Rinascimento".
LA FONTANELLA
LA FONTANELLA

 

 

L’ESTATE A PONTE MILVIO

 

 

 

Non è la prima volta che la Casa delle letterature ospita una mostra: arte e letteratura vanno spesso di pari passo e l’una è complemento dell’altra.

 

Quello di Paolo Gennaioli è però un caso a sé stante: la sua iniziazione alla pittura nasce tutta all’interno di una rivelazione letteraria. L’ambiente su cui il giovane fiorentino aprì il suo sguardo è, secondo i canoni delle avanguardie, un territorio in cui i generi si intrecciano: letteratura, poesia, pittura, arti plastiche e chi – come Soffici, Maccari, Rosai – era pittore, era anche scrittore, agitatore culturale.

 

Tuttavia la sua scoperta, la sua passione e la sua vita sono legate a una figura di letterato puro, inarrestabile, prolifico, ma solo scrittore e poeta, non pittore: quel Giovanni Papini che Gennaioli incontra idealmente in un punto cruciale della sua parabola artistica e umana, con la lettura di Un uomo finito, che lo porterà per mano dentro l’avventura letteraria di un grande Italiano, interprete della crisi di un’epoca non ancora conclusa.

 

Un caso, dunque, eccezionale in cui la passione per l’arte, il mettersi definitivamente in gioco con tecniche mai imparate in un’accademia, deriva per intero da una scoperta di letture; una sorta di percorso maieutico per cui un maestro mai incontrato in vita ha tratto dal mondo interiore di un ragazzo la voglia di misurarsi con le forme e i colori.

 

Se dunque grandi come Rosai e Soffici hanno fatto da sfondo alla sua formazione, se con questi gli ha fatto da tramite un maestro come Dino Caponi, Gennaioli ha preso una sua strada, tutta sua: da quegli esempi ha imparato la forza dell’essenziale, di quel rigore assoluto che aveva cambiato nell’arte italiana il rapporto con la rappresentazione della realtà ma non c’è traccia di imitazione, non c’è rimando o citazione ai giganti toscani del ‘900.

 

Semmai, se un accostamento è possibile, non riguarda le immagini di quei geni ma proprio l’esperienza letteraria di Papini, per il quale l’immedesimazione di Gennaioli arriverà a calcarne i sentieri, a usare come rifugio lo stesso che fu dell’autore dellaStoria di Cristo, la casa di Bulciano in cui l’uno scriveva e l’altro dipinge e compone versi. Da qui vede snodarsi il Tevere prossimo alle sue sorgenti, lungo un percorso che ora idealmente compie per seguire il fiume fino alla sua prima esposizione romana.

 

Non voglio farmi critico, ché non è il mio mestiere, e voglio pure astrarmi dalla mia intensa esperienza fiorentina che mi ha fatto avvertire con forza il contesto da cui i sentimenti di Paolo hanno origine ma sento nei suoi segni duri e plasmabili come fil di ferro, nei suoi colori sanguigni, una forza che viene da lontano e pure di una originalità assoluta. C’è nei suoi quadri, nelle sue grafiche (come nelle sue poesie) il coraggio di andare dove nessuno è stato.

 

Con la purezza di un rito barbaro Gennaioli distende sulle sue tavole tutto sé stesso, scegliendo la materia e i pigmenti che meglio si accostano alla sua voglia di darsi senza pudore, mettendo, come il suo Papini dell’Uomo finito, “a nudo viscere e nervi”.

 

Poter presentare al pubblico romano il suo lavoro, in un luogo di confine come la nostra “casa”, non è dunque un semplice gesto di ospitalità ma un’occasione per conferire all’artista un giusto riconoscimento e un’opportunità che, spero, critici e appassionati sappiano cogliere.

 

 

UMBERTO CROPPI

 

Roma, marzo 2010

 

 

 

SUMMER AT PONTE MILVIO

 

It is not the first time that the Casa delle Letterature plays host to a painting exhibition: the visual arts and literature go hand in hand and complement each other.

 

The Paolo Gennaioli exhibition, however, is unique onto itself: his initiation as a painter came about as part of a literary revelation. The environment upon which the young Florentine opened his gaze was, in keeping with avant-garde tenets, a place in which the genres intermixed: literature, poetry, painting, sculpture. Like Soffici, Maccari and Rosai before him, Paolo Gennaioli is a painter, but also a writer and cultural activist.

 

In any event, his realisation, passion and life are all linked to one figure of pure literature: unstoppable, prolific, yes, but a writer and poet, never a painter. This was the Giovanni Papini that Gennaioli encountered at a crucial point in his life and art, through a reading of A Man–Finished. The book would lead him by the hand through the literary adventures of a great Italian, the vivid interpreter of a crucial era that has yet to reach its conclusion.

 

 

 

Gennaioli’s case is also exceptional in the passion it reveals for art, the bold use of techniques that were not learnt in any academy and that stem entirely from a literary discovery. This is a sort of Socratic method by which a master who was never known during life had the power to extract from the inner world of a young man the desire to express himself through shapes and colours.

 

However, while Rosai and Soffici formed the background for his training and a maestro such as Dino Caponi gave his encouragement, Gennaioli has taken a path that is totally his own. From his masters he learnt the power of the essential, that absolute rigour that in Italian art totally changed the way in which reality was represented; and yet, there is no trace of imitation, there is not one reference to the Tuscan greats of the twentieth century.

 

If any comparison can be made at all it is not with the images of the geniuses mentioned above, but with the literary experience of Papini. Gennaioli’s identification with the master forged out his path and led him to use as a refuge and art studio the same house in Bulciano as that in which Papini wrote Life of Christ and much more. From the house it is possible to see the Tiber wind its way from its origins along a route that Gennaioli himself is now taking to his first Rome exhibition.

 

 

 

Without wishing to play the art critic, which is not my field, and without wanting to dwell too much on the intense period I spent in Florence that allowed me to experience the context from which Paolo’s emotions have their origin, I would like to say this: I see in his paintings the hard yet mouldable qualities of wrought iron, in his rich colours a power that comes from afar and yet is absolutely original. In his paintings, in his drawing (and indeed in his poetry) there is the courage to go where no-one has gone before.

 

With the purity of a pagan ritual, Gennaioli stretches all of himself onto his canvases, choosing the materials and pigments that fit best with his desire to give himself unabashedly, and in so doing, as Papini said in A Man–Finished “exposing innards and nerves”.

 

Presenting Gennaioli’s work to the public here in Rome, in a unique setting such as our “casa”, is not therefore a simple gesture of hospitality, but rather an opportunity to allow the artist his due recognition. It is an opportunity that I hope both critics and art lovers will relish.

 

(Ivor Rowan translation)

 

 

 

Giovanni Faccenda

 

 

 

 

 

Dipingere da dentro

 

 

 

 

 

 

 

«Noi siamo abituati a questa esistenza e a questo mondo,

 

 non ne sappiamo più vedere le ombre, gli abissi, gli enigmi, le tragedie

 

 e ci vogliono ormai degli spiriti straordinari

 

 per scoprire i segreti delle cose ordinarie.

 

 Vedere il mondo comune in modo non comune:

 

 ecco il vero sogno della fantasia».

 

Giovanni Papini, Il tragico quotidiano, 1906.

 

 

 

 

 

La memoria torna ad un mattino d’inverno di molti anni fa: quasi venti, a pensarci bene. Nella bottega  di via Masaccio del mio carissimo amico Paolo Forlai – il maestro, come affettuosamente lo chiamo io –, ad un tratto entrò suo fratello, Fabrizio, rinomato gallerista fiorentino (anche se a quel tempo aveva già smesso la propria attività).

 

Quella che sarebbe diventata una solida amicizia era ancora agli albori. Come, in verità, la mia carriera di critico. Nonostante questo, i due fratelli stavano volentieri a parlare con me, e dai loro racconti potevo apprendere una moltitudine di cose interessanti, che mi sono state assai utili in seguito.

 

Da una tasca della giacca di velluto chiaro che Fabrizio indossava quel giorno, ad un certo punto egli estrasse delle foto. Erano le immagini di alcuni quadri che – mi disse – aveva dipinto un giovane. Per non influenzare il mio giudizio, si era limitato ad aggiungere che aveva vent’anni, mostrando una breve nota biografica dattiloscritta, corretta qua e là con qualche segno di biro rosso.

 

Sebbene una foto non consenta che un’impressione superficiale dell’opera a cui essa fa riferimento, quelle che lentamente passavano tra le mie mani avevano il misterioso potere di suscitare un improvviso tumulto interno, come se un grido – di speranza e disperazione ad un tempo – affiorasse da colori e forme che andavano istantaneamente a catturare la maggiore attenzione degli occhi.

 

Seppi, poi, dopo aver espresso sincere parole di ammirazione, che l’autore di quadri così toccanti – che facevano pensare a Schiele come a Viani e Rosai per il loro scavo inquieto – era Paolo Gennaioli, fidanzato della figlia di Fabrizio, Eva, e, dunque, suo futuro genero, un ragazzo che, quando ebbi poi modo di conoscerlo di persona, dava immediatamente l’idea di un artista intimamente acceso da un fuoco sacro, divampato in lui – ne venni a conoscenza più avanti – mentre leggeva un libro di Giovanni Papini, Un uomo finito.

 

A guardare oggi i lavori di quella stagione – il ritratto di Rosai e quello dello stesso Papini soprattutto, entrambi del 1990, quando ancora egli si firmava Paolo Genna –, stupisco come la prima volta per la forza e l’originalità espressiva di un pittore che non aveva frequentato alcuna Accademia ed ugualmente mostrava un talento, allora acerbo, che presto avrebbe attirato la curiosità, fra gli altri, di un osservatore scrupoloso e severo come Dino Caponi.

 

Fui io a portare proprio a Caponi, nello studio di via degli Artisti, un quadro di fiori che, nel frattempo, mi aveva regalato Gennaioli. Sapevo bene, conoscendo la solidità intellettuale dell’uomo e dell’artista, come nessun altro parere, all’infuori del suo, potesse risultare probante. E così glielo chiesi. Dino, dopo aver a lungo osservato quel dipinto, pronunciò queste parole: «È bravo, seguilo, farà molta strada. Dipinge da dentro…»

 

Ora che ci penso, credo di non aver mai riferito a Paolo questo lusinghiero apprezzamento, che, alla luce dei fatti, conteneva, limpida, una verità profetica. Ma per me già contava abbastanza quanto avevo visto – mostratomi ancora una volta da Fabrizio Forlai in quel fondo di Borgo La Croce che aveva ospitato per anni la sua Galleria –, ovvero il monumentale trittico Gog (1993) – un titolo preso in prestito dall’amato Papini – nel quale Gennaioli aveva raffigurato, all’interno di un ambiente vagamente rosaiano, se stesso nella figura del corvo sulla destra, suo padre al pianoforte, Fabrizio seduto ad un tavolo e il celebre Narciso Parigi – emblema di Firenze, fin da subito uno dei suoi più convinti estimatori – con, alle spalle, le grandi pitture murali a tempera, La Stanza dei manichini, realizzate da Soffici a Bulciano nel 1914.

 

 

 

Bulciano, che occhieggia dall’alto un lungo tratto della Valtiberina, è anche il luogo dove spesso si rifugia, e mi è caro immaginare, tra i silenzi di lunghe giornate trascorse a leggere libri o a dipingere al cavalletto, risuonare in lui gli incoraggiamenti, sobri, di Fabrizio, le parole che ebbero a consolidare un impegno, ad infiammare un sogno: il sogno della pittura.

 

Come dimenticare, del resto, quella mostra del 1994 a Cerreto Guidi, presso il Granaio della Bilerca, dove Fabrizio, con audacia, volle riunire venti disegni, bellissimi, di Rosai e venti  dipinti, altrettanto intensi, di Gennaioli. Ne scrisse, in catalogo e su alcuni giornali, Tommaso Paloscia: fu, quella, una sorta di meritata consacrazione per un giovane che emergeva come uno dei più interessanti all’interno della sua generazione.

 

Anch’io, appena nominato direttore della Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, feci qualcosa, nel 2000, per presentare al pubblico un ciclo pittorico eccellente, al quale Gennaioli si era dedicato ispirandosi alla Battaglia di Anghiari di Leonardo. La serata, nel cuore dell’estate, fu un successo. Una signora inglese di passaggio, collezionista di Bacon e Freud, mostrò grande interesse per quel lavoro.

 

Tempo ne è passato da allora. Oggi, a distanza di dieci anni, mi ritrovo al cospetto di un pittore maturo, di un uomo a cui la vita non ha rubato tutti i sogni. Roma, la città eterna, accoglie nella Casa delle Letterature una mostra che dovrebbe sancire una svolta nella storia di questo autore, meritevole come pochi. Dall’alto, nascosti tra gli innamorati del Pincio, mi piace pensare che, tutti insieme, Papini, Rosai ed il caro Fabrizio possano godere del successo di un artista di valore, che è, in fondo, anche loro figlio legittimo.

 

 

 

Firenze, novembre 2009.

 

SALVATICA

BULCIANO, 25 dicembre 2006

Dal 25 dicembre 2006 al 25 novembre 2008. E' stata solo on-line, il tempo dei numeri, con l'indirizzo salvatica.org. 

Bulciano, 25 dicembre 2006 - 25 novembre 2008. "Salvatica" è stata solo on-line, il tempo dei numeri, con l'indirizzo: www.salvatica.org. Collezione Umberto Croppi.
Bulciano, 25 dicembre 2006 - 25 novembre 2008. "Salvatica" è stata solo on-line, il tempo dei numeri, con l'indirizzo: www.salvatica.org. Collezione Umberto Croppi.
heel penis
heel penis
Mauro Magrini
Mauro Magrini
Mauro Magrini
Mauro Magrini
rebello
rebello
ANDREA SPOTORNO
ANDREA SPOTORNO
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
VANESSA DEL RIO
VANESSA DEL RIO
VANESSA DEL RIO.
VANESSA DEL RIO.
Mauro Magrini
Mauro Magrini
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
MAURO MAGRINI
MAURO MAGRINI
Mauro Magrini
Mauro Magrini
ALESSANDRO BAVARI
ALESSANDRO BAVARI
Alessandro Bavari
Alessandro Bavari
Bulciano; A Croppi, a Roma
Bulciano; A Croppi, a Roma
Mauro Magrini, Paolo Gennaioli, Giuseppe Scapigliati
Mauro Magrini, Paolo Gennaioli, Giuseppe Scapigliati
Simone Biondi
Simone Biondi
Mauro Magrini, PRESEPE. A Maria Rosa Lanfranchi.
Mauro Magrini, PRESEPE. A Maria Rosa Lanfranchi.
Mauro Magrini
Mauro Magrini
ANDREA SPOTORNO
ANDREA SPOTORNO
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti
Ardengo Soffici, Andrea Spotorno
Ardengo Soffici, Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
Andrea Spotorno
Krazy Kat
Krazy Kat
DINO CAPONI
DINO CAPONI
Foto di Marianna Bellini
Foto di Marianna Bellini
Foto di Marianna Bellini
Foto di Marianna Bellini