La Libreria Giorni è lieta di presentare la mostra IUSTITIA diPAOLO GENNAIOLI.
Ispirata a Cristina Cassigoli e dedicata a Viola Gennaioli, IUSTITIA è composta da disegni, carboncini e pagine autografe dell'artista toscano.
I temi delle opere sono: Contro la pena di morte; contro la disuguaglianza tra uomo e donna; contro la violenza sulla donna; contro l'omofobia; contro i delitti (impuniti) sugli animali; a favore
dell'accoglienza.
Paolo Gennaioli nasce a Pieve Santo Stefano nel 1970.
Fiorentino d'adozione, "Cresciuto sulle orme di Rosai e Soffici, con un occhio non proprio indifferente per l'avanguardia di Burri e Cagli, Paolo Gennaioli è certamente da considerare
oggi come una delle grandi promesse della pittura contemporanea, in virtù del rigore formale e della ricerca innovativa che alimenta la sua opera. Che nasce dalla rispettosa memoria del passato,
pur mantenendo viva l'attenzione ed un'acuta indagine conoscitiva verso tutto quanto è presente." Giovanni Faccenda.
Libreria Giorni
Firenze, 9 gennaio 2019
DAVIDA
La Davida e' tratta da una serie di donne che il pittore esegue, rievocante David, il mitico eroe biblico, che vince il gigante Golia e diviene il secondo re d' Israele.
La figura femminile appare isolata nel nudo spazio e reinterpreta nel gesto la celebre statua di michelangiolesca memoria.
Ha la gamba sinistra portante e tesa, l'altra leggermente flessa, ma tonica e sicura sull'alto tacco; il braccio destro piegato nell'atto prima del lancio e
l'altro disteso con il pugno che solleva la stoffa.
Il capo, senza volto, volge l'ipotetico sguardo verso il fascio di luce.
Il corpo, appena delineato è ricoperto dalla leggera veste nera che ne esalta la sensuale silhouette e la luce circospetta, potenzia il carattere surreale e metafisico dell' opera.
Gennaioli si fa interprete di un universo femminile fragile, erotico, ma energico e fiero.
La Donna è conscia della propria forza, piega l'ingiustizia, la prepotenza, l'abuso.
Metafora del femminino che supera e sconfigge la Violenza.
MARIA GIOVANNA CUTINI
Arezzo, 4 gennaio 2018
REBELLO
Paolo Gennaioli; la sua arte è la sincerità, nasce dal cuore, ma per manifestarla, lui deve amare. Deve amare oltre l’amore fisico; deve amare il concetto
immateriale di bellezza, venerarlo e nella venerazione avvicinarsi alla definizione dantesca di amor gentile, che di volta in volta si materializza in immagine di donna, di paesaggio, di oggetto,
di parola.Talché nella sua arte l’una cosa non si distingua dall’altra, piuttosto la compenetri e la completi; non a caso in questa che definirei “azione”, manifesto della sua opera, oggetti,
parole e immagini sono un tutt’uno, inscindibile e spiritualmente astratto nell’idea stessa dell’eterno femminino che è dell’artista; il suo mezzo per passare attraverso una porta spaziotemporale
e affacciarsi su ciò che è il suo concetto di infinito; non pretende che ciò sia tale per chi guarda, è educato, non obbliga gli altri all’attenzione, tende solo a realizzare se stesso,
racchiudendosi e rinascendo in una dimensione diversa.Tutto è l’arte e l’arte è tutto dunque; è superamento della realtà, buco nero che dilata materia, tempo ed energia, facendoli collassare su
loro stessi, a sua volta producendo nuova energia, materia e tempo in un universo parallelo: quello di rebello, suo alter ego eterodimensionale,
anch’egli sottoposto alle regole del vivere civile, ma estraneo a quelle della fisica newtoniana che con la gravità ci tiene ancorati a terra.Quando crea, sente di vivere una dimensione
quantistica; non impone, né si impone agli altri, non violenta la sfera degli universi vicini, cerca solo di interagire con essi, distorcendone le varie dimensioni con la sua arte: io stesso
scrivo di lui avendolo notato fra molti altri, per ciò che potrebbe definirsi una sorta relatività emotiva, di empatia attivata dalla delicatezza del suo approccio pittorico atonico completato
dal tratto fine, timido ma forte e deciso della grafica.
SANDRO SECCI
Firenze, 10 maggio 2016
“CUORI 800”
Le Cœur de
Paris
Sono ampolle i cuori di Gennaioli, traboccanti di sensazioni. Un grumo che pulsa e si rianima sulla faesite, paesaggio su cui fin dagli esordi l’artista deposita i suoi colori.
Torna alla pittura Paolo e ci mette la forza scarna della sua esperienza, della sua vita, un tratto quasi autobiografico. È il suo sangue che si raccoglie nel contenitore a raccontarci un
distillato di sentimenti, un accumulo nervoso di pieghe, che estroflettono quel che è ritenuto osceno (dietro la scena), riposto nel punto più oscuro e protetto del corpo.
Una metafora del profondo, che non è solo fisicità e fluidi, ma nervi, pulsioni, elettricità.
Non si resta indifferenti davanti a tale rappresentazione che invita a passare il limite, ad afferrare l’oltre, il non detto che ognuno di noi si porta dentro.
Questo l’autore lo sa? Certo che lo sa e lo ripete in maniera ossessiva, con la caparbietà dell’artigiano che, con gesti reiterati, plasma oggetti tutti impercettibilmente diversi, ma tutti fatti
per svolgere le stesse funzioni.
Segni che sono anche la sintesi di un lavoro di ricerca coerente, di un artista irrequieto ma fedele a se stesso, ai suoi materiali, alle sue tinte, immagini come urli, circondati o interrotti da
silenzi plastici.
È impossibile non riconoscere il carattere di Paolo, in ogni opera, che sia distesa sul materiale sintetico a lui caro, tracciata sulla carta, racchiusa nei gherigli di noce (che dei suoi cuori
hanno le stesse rughe e punte) o che sia fatta di versi, punzonati con caratteri rudi su brandelli carta.
“Salvatica” è la testata della sua rivista, che viene alla luce sempre più raramente e più singolarmente, fino ad essere ormai in copie uniche. Salvatica è la sua pittura, nella duplice chiave
della forza che trae dalla natura e nel senso che “salva”. Cosa più del cuore è simbolo di catarsi, di purezza e purificazione eppure, nel gorgo inestricabile di Tanatos ed Eros, icona di morte e
di minaccia: ti mangio il cuore! È il feroce avvertimento che perfino alle nostre latitudini di tanto in tanto riecheggia.
È un tempo inquieto il nostro, un tempo ai margini delle sicurezze, delle appartenenze, della pace. Il pensiero che lega questa raccolta di cuori alla tragedia di Parigi, di tutte le Parigi, di
tutte le tragedie di questa stagione, rende ulteriormente esplicito il valore dell’icona che ci rimanda alla nostra umanità, alla consapevolezza di essere chiamati ad invocare la vita e l'amore,
nonostante tutto, anche nel tempo della paura e dell’incertezza.
UMBERTO CROPPI
Roma, 5 febbraio 2016
Le Cœur de Paris
Le colline immote dove respiravano i pittori antichi, dove aleggia lo Spirito lieve e
perfetto di Piero Della Francesca, hanno intriso l'anima e le cellule di questo pittore che e' nato nel tracciato di quei colli ameni e
solinghi, è nato a Pieve Santo Stefano.
Non ha necessitato imparare le regole della pittura in una scuola o Accademia, la pittura gli e' stata impressa nelle cellule, nei polmoni,
negli occhi. E' vissuto nella Casa dove visse e scrisse Giovanni Papini. In quell'atmosfera pitturava Paolo Gennaioli negli anni verdi della speranza e de' sogni; pitturava e riordinava ambienti
e libri. Così per Osmosi transitavano nei pori della pelle forme e colori come pensieri senza parole, e quelle stanze ne avevan contenute di parole, ma in Paolo le parole divengon tratti , linee
e colori di terra, di muschi nascosti in anfratti, di fiori seccati al sole. Essenziale e simbolico, quasi rituale ogni sua linea, in ogni pennellata semplice, simbolico senza aver a che fare col
simbolismo, corpi sognati, fiori d'un sogno, volti vissuti in un sogno senza aver a che fare con il surrealismo. Corpi caduti, quasi morenti o risorti, tratti e linee che evocano corpi, posture e
dettagli, che potrebbero essere nate a Parigi o nel chiuso preistorico d'una caverna. Simboli che tornano evanescenti o si ripetono. In un turbinio senza fine ripete un' immagine in questa mostra
: E' il Cuore, ma un cuore che e'emblema ovvio ripetuto da sempre ma senza assomigliare a nulla di " Già Visto".........
Dà mille sfumature con poche essenziali differenze che rendono ogni esemplare un Unico e diverso, irripetibile.
MANUELA MATTIOLI
Firenze, 5 febbraio 2016
CUORI 800 " Le coeur de Paris"
Firenze 6 - 21 febbraio 2016
Le colline immote dove respiravano i pittori antichi, dove aleggia lo Spirito lieve e
perfetto di Piero Della Francesca, hanno intriso l'anima e le cellule di questo pittore che
e' nato nel tracciato di quei colli ameni e solinghi, è nato a Pieve Santo Stefano.
Non ha necessitato imparare le regole della pittura in una scuola o Accademia, la pittura
gli e' stata impressa nelle cellule, nei polmoni, negli occhi. E' vissuto nella Casa dove
visse e scrisse Giovanni Papini. In quell'atmosfera pitturava Paolo Gennaioli negli anni
verdi della speranza e de' sogni; pitturava e riordinava ambienti e libri. Così per Osmosi
transitavano nei pori della pelle forme e colori come pensieri senza parole, e quelle
stanze ne avevan contenute di parole, ma in Paolo le parole divengon tratti , linee e
colori di terra, di muschi nascosti in anfratti, di fiori seccati al sole. Essenziale e
simbolico, quasi rituale ogni sua linea, in ogni pennellata semplice, simbolico senza aver
a che fare col simbolismo, corpi sognati, fiori d'un sogno, volti vissuti in un sogno senza
aver a che fare con il surrealismo. Corpi caduti, quasi morenti o risorti, tratti e linee che
evocano corpi, posture e dettagli, che potrebbero essere nate a Parigi o nel chiuso
preistorico d'una caverna. Simboli che tornano evanescenti o si ripetono. In un turbinio
senza fine ripete un' immagine in questa mostra : E' il Cuore, ma un cuore che
e'emblema ovvio ripetuto da sempre ma senza assomigliare a nulla di " Già Visto".........
Dà mille sfumature con poche essenziali differenze che rendono ogni esemplare u